E’ la vigilia di Natale, inizia il viaggio di Babbo Natale

Chi vuol vedere il tracciato del lungo viaggio di Babbo Natale si deve collegare al sito “noradsanta.org “ . Essendo un elfo, anche a Babbo Natale è stato fatto un bel dono: un sito. Questo dono è un altro dono fatto ai bambini bravi, grandi e piccoli, che è quello di poter seguire il suo fantastico viaggio nella notte prima di Natale. Buon Santo Natale!

In attesa dell’inizio del viaggio di Babbo Natale ecco alcuni accenni di storia sulla nascita di Babbo Natale quando era conosciuto anche come San Nicolò.

Nell’attuale Turchia, nel 260 a.C., nasce Nicola da famiglia benestante; è un bambino buono che si sacrifica per gli altri. In tempi di persecuzioni diventa vescovo di Mira; tante volte è incarcerato fino all’Editto di Costantino del 313.

Ci sono tante statue di Nicola ma quella vera si riconosce dalle tre palle d’oro che ha tra le mani oppure da tanti sacchetti pieni di monete d’oro ai suoi piedi. Cine mai? Un giorno Nicola viene a sapere che un ricco signore caduto in miseria ha deciso di far prostituire le sue tre figlie per raccogliere il denaro necessario al loro matrimonio. Nicola corre in suo soccorso ma non lo vuol far sapere. Di notte, da una finestra della casa delle ragazze, fa cadere delle monete d’oro avvolte in un panno.

La maggiore delle figlie si può così sposare. Nicola ripete il suo gesto misericordioso una seconda volta e il padre delle ragazze giustamente pensa che ci sarà ancora un terzo sacchetto. Decide di aspettare sveglio e,appena sente cadere dalla finestra il terzo sacchetto, corre fuori e riconosce il benefattore. Nicola gli fa promettere che non dirà nulla a nessuno; ma, se la notizia è arrivata fino a noi, quel padre non ha mantenuto la promessa fatta.

E questo è tutto quello che si sa di San Nicola di Mira oggi in Turchia. Passano i secoli e ritroviamo Nicola in pieno Medioevo. Allora il culto dei Santi era grande: bisognava che le chiese avessero le reliquie dei santi a loro dedicate, senza quelle le chiese avevano poca importanza. Anche perché averne di un santo venerato voleva dire un bel movimento di pellegrini che a quel tempo equivaleva al moderno turismo religioso.

A quei tempi a Bari, dopo Giovanni, il nome più diffuso era Nicola e in città vi erano già tre o quattro chiese che avevano il suo nome, ma nessuna aveva le sue reliquie. Le spoglie del Santo si trovavano a Mira in terra turca abitata, secondo i cristiani, dagli infedeli.

A qualcuno in Puglia viene in mente un’idea: visto che Mira era sulla rotta percorsa dalle navi baresi dirette in Siria, i mercanti di Bari “decisero” un’azione di forza sapendo che la loro decisione non sarebbe stata osteggiata dal clero. Quella idea era piaciuta molto agli operatori turistici di allora, i locandieri baresi ,che già immaginavano lauti guadagni.

Avviene così che nei primi mesi del 1087 tre navi cariche di grano e prodotti agricoli salpano dalla città pugliese verso la Siria. Secondo la leggenda l’idea di trafugare le spoglie di San Nicola l’aveva avuta un prete barese al quale il santo era apparso in sogno chiedendogli di far sapere al clero e al popolo la sua volontà di essere portato nella città.

Giunti al porto di Antiochia i marinai baresi vengono a sapere da marinai veneziani che anche questi ultimi intendono appropriarsi delle spoglie di Nicola; in gran fretta i baresi partono per il porto di Andriache, in 47 si inoltrano per 2 km all’interno fino alla chiesetta che ospitava le spoglie di San Nicola custodite da quattro monaci bizantini.

I marinai, mentendo, dicono loro dell’imminente arrivo dei Saraceni conquistatori e propongono loro di avere le reliquie in cambio di una ricca somma. Ma i marinai sotto i mantelli hanno, nascoste, delle armi e minacciosamente chiedono dove si trovano le spoglie del Santo; i monaci tergiversano. Allora, il giovane Matteo con un formidabile colpo di piccone, rompe la lastra del sarcofago, ne estrae le ossa del Santo avvolgendole in un panno.

I baresi si precipitano verso le navi e salpano. Il viaggio di ritorno è pieno di pericoli e di contrattempi, ostacolato da tempeste: si sospetta che qualche marinaio si sia appropriato di alcune reliquie. Cinque marinai, messi alle strette, confessano di avere sottratto qualche pezzetto di osso; una volta restituite le reliquie le tempeste si placano e la traversata si fa agevole. Domenica 9 maggio 1087 San Nicola arriva a Bari: finalmente i baresi hanno il loro Santo al quale sono tutt’ora molto legati.

Il 6 dicembre si celebrano ogni ora delle messe, la prima alle 4:45 del mattino per le ragazze nubili: è una messa affollatissima. C’è un’altra tradizione: se nella cripta le ragazze gireranno tre volte intorno alla colonna di San Nicola, portata da Roma, si sposeranno entro l’anno. Ora la colonna è stata ingabbiata perché è troppo consumata. Dopo la messa si beve la cioccolata, si mangiano le pupizze dolci e salate, è la festa che apre il Natale.

A maggio si celebra la festa patronale che dura tre giorni; l’ultimo giorno si imbarca il santo dalla pelle scura e lo si porta a Torre a Mare nella Basilica che gli spalanca le porte; si festeggia per 3 giorni senza mai dormire.

San Nicola è , anche, il protettore dei bambini. Perché? Si racconta che mentre il vescovo Nicola stava andando a Nicea per il Concilio si sia fermato in un’osteria e che l’oste gli abbia portato un piatto di pesce; ma Nicola si accorge che è carne umana, chiede all’oste come abbia conservato quel pesce e questi lo porta verso 2 botticelle in cui lo conserva. Quella carne è di 3 bambini che l’uomo ha ucciso. Ma c’è un’altra versione.

Un nobile signore manda ad Atene i suoi tre figli per studiare raccomandando loro di andare a chiedere una benedizione al vescovo Nicola. Durante il loro viaggio i bambini non lo trovano e si rifugiano in una locanda dove il proprietario, un oste , visti i loro abiti preziosi, li uccide; mescola la loro carne a quella di altri animali e la dà da mangiare ai suoi avventori.

Anche in questa locanda si ferma Nicola per mangiare e chiede della carne, l’oste gliela mostra, Nicola la benedice facendo resuscitare i tre scolari, In tutte e due le versioni i bambini vengono salvati, vivono felici, l’oste si pente e si converte. Ecco perché “San Nicolò de Bari la festa dei scolari”.

San Nicolò a Trieste porta, in Istria, a Fiume e a Zara portava, i regali ai bamini buoni e il carbone a quelli cattivi.A Trieste lo si fa ancora. In Istria e a Fiume, non lo so, forse ai bambini dei Rimasti.

Ma alla maggior parte dei bambini istriani e fiumani San Nicolò ha portato, dopo il 1947, ovunque vivessero, forse un mandarino e una noce, perchè non avevamo più nulla, solo il ricordo della tradizione.

San Nicolò, tanto atteso, allora, da noi piccoli. A casa, quand’eravamo a casa era un San Nicolò semplice che ci portava giochi semplici con noci mandarini e i bomboni. Ricordo il mio enorme bambolone di caucciù-quella volta non c’era la plastica- che San Nicolò mi ha portato a Orsera, tanto grande che mi intimidiva. 

Ma oramai il nostro caro Santo è stato, in parte, soppiantato da Babbo Natale. Ma come San Nicolò diventa Babbo Natale? Sono gli immigrati europei giunti in America che mescolano le tradizioni dei loro paesi quando arrivano là. Tutto inizia nel 1821 oppure nel 1823, negli Stati Uniti, quando un pastore protestante e poeta Clement Clark Moore scrive per i suoi figli una poesia intitolata “Una visita di San Nicola” oppure “La notte prima di Natale” nella quale Santa Klaus viene descritto con un po’ di pancia, vestito di rosso, con in mano un bastoncino di zucchero d’orzo, su una slitta trainata da otto renne.

Nel 1856 Luisa May Alcott scrive un libro, mai pubblicato, “Folletti di Natale”; i folletti più famosi sono Alabaster Snow Ball e Merry Christmas l’assistente della moglie di Babbo Natale che l’aiuta a preparare le torte. Sono vestiti in tanti modi e con tanti colori. La tradizione dei folletti arriva dai paesi del nord-ovest europeo.

La poesia di Moore tramuta il santo di origine anatolica in un elfo con la barba bianca, vestito di rosso, la slitta trainata dalle renne e con un sacco pieno di doni: è nato Babbo Natale!

Ma come si sposta? Quante sono le renne? Dapprima è una, poi otto, ora sono nove. La sua slitta è speciale, è molto resistente, deve trasportare Babbo Natale un po’ grassoccio e i regali per i bambini di tutta la Terra; decolla come un aereo volando su tutti i paesi del mondo in una sola notte; la slitta ha anche un motore magico che la fa volare a velocità supersonica. Le renne sono molto eleganti con i loro finimenti dorati.

Quando i bambini dormono, le renne atterrano sui tetti delle case e, così, possono riposare un po’. E’ una slitta che percorre la strada dei desideri. Dal 1955 il volo di Babbo Natale è controllato dal NORAD North American Space Command e gli insegna la strada da percorrere. Babbo Natale, in codice, è chiamato Big Red One. La sua slitta è così veloce che non si può intercettare; nessun aereo o radar è mai riuscito a farlo.

Babbo Natale non vuole che si conoscano i suoi spostamenti. Durante il suo viaggio deve superare nubi, evitare tempeste; i nuvoloni alti in cielo sono i più difficili da attraversare e Babbo Natale le deve aggirare: sono pericolosi anche per lui. Deve scansare la pioggia la neve la grandine; è bravissimo alla guida della sua slitta e le sue renne sono ben addestrate.

Babbo Natale arriva sempre da ogni bambino. Ma ci sono alcune regole che si devono rispettare: la prima: fare il Presepio. Poi, tutti devono essere stati bravi, tutti, anche i grandi.

Non bisogna cercare i regali nascosti in casa, non ci sono. A pranzo e a cena non chiedere che ora è: Babbo Natale arriva quando vuole. Non tirare cordicelle per farlo inciampare.

Non spalmare il burro sul pavimento per farlo scivolare. Si arrabbierebbe molto. Dopo cena, andare a dormire alla solita ora. Preparare, bene in vista, una tazza di latte e biscotti per Babbo Natale e le carote per le renne.

Non svegliarsi troppo presto alla mattina. Magari è un po’ in ritardo perchè il suo viaggio è molto lungo. Poi, bisogna ricordarsi sempre, tutto l’anno, che si devono amare le piccole debolezze degli altri e amare chi ne ha più di te.

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